lunedì 13 novembre 2017

Maratona dentro, maratona fuori

Ieri ho partecipato alla XIX edizione della Maratona di Ravenna, organizzata dal GS sportivo Ravenna Runners, quasi nostri cugini, almeno nella denominazione societaria. La manifestazione è stata un grande successo come partecipazione: l'organizzazione ha stimato in più di seimila i partecipanti, divisi sulle tre gare. Infatti, oltre alla maratona, vi era pura la Mezza maratona e la 10,5 Km. Ma il successo di una maratona, o di una manifestazione sportiva più in generale, si può giudicare solo dal numero di partecipanti, oppure vi sono altri parametri di giudizio? Certamente per chi organizza avere molti partecipanti è un sinonimo di successo, ma avere le strutture alberghiere con tutto esaurito, è una vittoria per la città.

Questo è quello che è successo. Non solo per i giorni in occasione della maratona, ma, vista la buona accoglienza offerta ai maratoneti ed agli accompagnatori, viste le innumerevoli opere d'arte da vedere, un paio di giorni non bastano di certo. Ecco l'occasione per ritornare a Ravenna. Insomma, si crea una sinergia tra manifestazione sportiva e turismo. Per inciso, ricordo che il comune di Bergamo ha perso, a mio giudizio, un'ottima occasione nel “rifiutare” la disputa dei campionati italiani dei 10.000. Tutto il lavoro organizzativo l'avrebbero svolto i Runners Bergamo, ma una buona promozione l'avrebbe ottenuta la città di Bergamo.
Questo è solo un piccolo spunto su cui riflettere per il futuro.
Il tracciato della gara di ieri ha fatto di tutto per mettere in mostra Ravenna: infatti lambiva ben otto monumenti UNESCO patrimonio mondiale dell'Umanità, che andavano dalla Basilica di San Vitale alla Basilica di Sant'Apollinare in Classe, passando per il Mausoleo di Teodorico. Poteva mancare uno spot più “turistico”? Certo che no! Ecco chiudere il cerchio virtuoso proponendo un passaggio a Punta Marina Terme.
Vorrei segnalare un altro punto su cui riflettere, questo visto da dentro la gara. In alcune maratone, tra gli atleti partecipanti, vi sono anche delle persone con disabilità che stanno su una carrozzella e sono spinte da diversi volontari che si danno il cambio accompagnandoli fino all'arrivo. Non ho assolutamente nulla contro le persone disabili, ma... Ieri, mentre mi superavano, ho notato che stavano “smanettando” con il cellulare e questo è durato per tutto il tempo in cui sono riuscito a tenere il loro passo. Mi sono sembrate, diciamo così, “assenti”. Mentre il loro gruppo piano piano si allontanava, ho iniziato a riflettere. Riflessioni che giro pure ai lettori. Nel gruppo di ieri vi era pure una persona in bicicletta con un trasportino, sul quale non vi era nessun bambino, ma un amplificatore che trasmetteva musica a tutto volume, per me molto fastidiosa. Ma quello che più dava fastidio, e non solo a me, era la presenza non a lato degli atleti, ma in mezzo a loro. Certo, chi correva nel mio gruppo non lottava certo per la vittoria, ma credo che si debba rispetto per tutti gli atleti, anche per chi corre nelle posizioni più arretrate. A questo punto vorrei sapere dai giudici FIDAL, spesso molto fiscali, se tutto ciò è permesso dalle attuali norme, mentre ai volontari che accompagnano il loro sfortunato amico vorrei chiedere:"Siete sicuri che sia contento di “partecipare” alla maratona oppure preferirebbe essere accompagnato, che ne so, lungo qualche ciclabile in mezzo alla natura, dove sicuramente troverebbe più emozioni ed un contatto più vero con eventuali passanti? Siete sicuri che non siate voi che “egoisticamente” portate l'amico per essere voi al centro dell'attenzione?". Quello che ho notato ieri è che alla fine molti erano rimasti indietro. Non è forse più corretto e giusto nei confronti del gruppo non solo partire assieme, ma arrivare tutti uniti? Qualcuno potrebbe obiettare: “Non tutti hanno lo stesso passo, non tutti possono tenere il ritmo, etc... etc...”.
Beh, la soluzione ci sarebbe; lascio al lettore trarre le conclusioni.
Sempre nella gara di ieri vi era un gruppo polacco un po' fuori di testa, almeno secondo i nostri canoni: gli “Spartaine Dzieciom”. Il gruppo era composto sia da uomini che da donne, tutti con elmo, lancia e gambali; quasi tutti gli uomini erano a torso nudo e, vista la temperatura, non è cosa da poco. Alla partenza pensavo che fosse uno di quei gruppi folcloristici che si sarebbe sfasciato alla prima curva. Mi sono dovuto ricredere. Li ho incrociati un paio di volte lungo il tracciato ed ho avuto occasione di ammirare la loro corsa. Eh sì, correvano! Allineati in fila per due, con lo stendardo in prima posizione e le lance sempre ben alzate. Era uno spettacolo ammirarli. Una sola cosa era sbagliata: la posizione del pettorale, messo sul mantello! Eh, no! Siete guerrieri spartani? Ebbene, il pettorale sul petto nudo e le spille conficcate nel villoso petto! Evvabè, questo per il prossimo anno!
 
 
 
A fine gara vedo il podio ed il pensiero corre indietro ...
Qui, lo scorso anno, sul gradino più alto del podio, Franco riceveva la maglia di campione italiano di maratona!
Un nodo mi stringe la gola...
Ciao, Franco, amico mio!
 
 


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- Maratona di Ravenna

4h 33' 27" 
 
4h 31' 39" 
 
 
 
Dettaglio mia gara


640/11 
 
    967/1193
-

15/22

 

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