lunedì 11 luglio 2016

Lento rientro alla normalità

Quando cinque anni fa ritirammo la nostra prima credenziale, “il passaporto per pellegrini”, Elisabetta nel consegnarcela ci diede alcuni consigli. Uno di questi riguardava i tempi di “entrata” e di “uscita” dal pellegrinaggio. Ai giorni nostri il pellegrinaggio non inizia dall'uscio di casa, come avveniva anticamente, ma si raggiunge il luogo di partenza in poche ore; questo per molti può risultare traumatico. Il consiglio di Elisabetta consisteva nel prendere qualche giorno di viaggio per poter entrare piano piano piano nello spirito pellegrino e poter affrontare la nuova esperienza in modo più consapevole; identico discorso per il ritorno alla vita normale: uscire in modo soft per aver la possibilità di interiorizzare quello che, eventualmente, il cammino ha lasciato dentro di noi. Il primo anno seguimmo il suo consiglio: viaggio in treno di un paio di giorni. Nei pellegrinaggi successivi verso Santiago optammo per il più comodo, e più economico, aereo. A rendere più lungo il rientro ci ha pensato la camminata che si è disputata a Paladina: la 37a edizione della “Quater pas per i coi de Brè”.
È possibile che una camminata abbia questo potere? Beh, sì, almeno con un po' di fantasia. Lo scorso anno io e Rossana eravamo reduci dal Cammino del Nord e il tracciato della gara era stato variato per una frana e la variazione ci costringeva a percorrere un tratto di ripida salita nel bosco. Ebbene, questo tratto molto impegnativo ricordava molto le caratteristiche del cammino del Nord: salite non lunghe, ma molto ripide. Quest'anno il percorso ritornava alle origini: tolta la salita, anche se nel bosco si passava sempre e... ecco, come per incanto, mi sembrava di ritrovarmi a migliaia di chilometri di distanza... infatti le radici lungo le discese, ma soprattutto i tratti fangosi, ricordavano molto il fondo del Cammino Primitivo. Una sola e sostanziale differenza: qui il fango si poteva evitare passano a lato, mentre sul cammino non vi era questa possibilità, per cui si dovevano percorrere diverse decine di metri nel fango. Fango che si trova in ogni stagione, infatti non è dovuto alla pioggia, bensì all'acqua che sgorga dai diversi punti e non viene canalizzata, in quanto su quei sentieri passano solo pellegrini e … mucche! Ieri un altro motivo ci ha permesso di ritornare indietro di qualche giorno ed idealmente di essere ancora sui cammini. Infatti ho corso (beh, diciamo “corricchiato”) in compagnia di Fausto e “Dove sta la novità?”, direte voi, “Corri sempre in sua compagnia...”. La novità sta nel fatto che anche Fausto era reduce da Santiago; lui ci è arrivato lungo il Cammino Francese e la corsa è servita a scambiarci le nostre esperienze. Ricordare luoghi, rivivere sensazioni, ripercorrere idealmente alcuni tratti dei nostri percorsi e ritrovarsi piano piano... all'arrivo con vecchi amici a cui raccontare tutto questo. Ecco, basta una semplice corsa per rientrare nella vita di tutti i giorni. Il prossimo anno vorremmo fare, con Rossana, il Cammino Potoghese della costa ed un dubbio mi assale fin da ora: come faranno a inserire qualche caratteristica che ricordi questo cammino? Noi abbiamo un anno per prepararci al Cammino; il Gruppo Aido di Sombreno, organizzatore della camminata, un anno per pensarci...

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