martedì 11 novembre 2014

Sunday & Remembrance day

L'argomento di questo post è esattamente l'opposto di quanto si prefigge il blog. Qui non si parla di corsa e neppure di cammino: l'argomento è fermarsi, stare immobili per due minuti e questo non riguarda una sola persona, ma un'intera nazione. La Gran Bretagna, tutta, oggi si è fermata, alle 11.00 per due minuti. L'undici novembre del 1918 è stato firmato l'armistizio che ha messo fine alla prima guerra mondiale per la Gran Bretagna, l'equivalente del nostro 4 novembre. Quello che è profondamente diverso sono le cerimonie che contraddistinguono i due eventi. In Italia il 4 novembre è l'occasione per parate e sfilate, dove la partecipazione è limitata ed i partecipanti sono in gran parte militari o ex militari. La cerimonia si limita alla deposizione di una corona di alloro su qualche monumento ai caduti più importanti, qualche parola di circostanza e tutto finisce qui. Forse è un retaggio del ventennio che ha sempre celebrato con retorica questa data.
In Gran Bretagna la partecipazione è popolare: tutti si sentono vicini ai caduti di tutte le guerre; il loro sacrificio è visto come un'espressione del sacrificio di un popolo tutto che ha combattuto per la libertà. Durante la S. Messa di domenica (Sunday Rimembrance) il celebrante ha letto i nomi di tutti i
In ricordo del nonno?
parrocchiani caduti durante la Prima Guerra Mondiale. Qui in molte Chiese vi sono le lapidi con il nome di tutti i caduti. C'è anche l'abitudine di manifestare la propria adesione alla giornata del ricordo con un fiore appuntato sulla giacca; il fiore è il papavero. Non vi è distinzione di sesso, religione o stato sociale: dalla Regina all'ultimo dei garzoni portano questo simbolo. A testimonianza di quanto accennato all'inizio, cito due esempi. Domenica ero in un supermercato, ma alle 11.00 tutti si sono fermati in silenzio. I clienti hanno smesso di fare compere, le cassiere di battere prezzi, mentre gli altoparlanti diffondevano il suono di campane a martello e poi tacevano per due minuti. Oggi, allo stesso orario, ero in un luogo dove i bambini giocavano, mentre le mamme ed i papà chiacchieravano: stesso rituale e quello che più mi ha colpito è stato notare che anche i bambini sembravano partecipi. Certo non hanno smesso di giocare (l'età era compresa tra l'anno ed i tre anni), ma stranamente il loro vocio per un attimo è sembrato più sommesso.


Questi fatti mi hanno profondamente colpito. Vedremo se il prossimo anno, anno in cui ricorre il centenario dell'entrata in guerra dell'Italia, avremo lo stesso “stile inglese” …



Sperduto nella campagna...
 

... in centro a Crewe
 

Di seguito riporto un articolo che scrissi il 2 luglio 2006 in occasione della “Marathon du Coquelicot” disputata ad Albert, una piccola città della Somme. Lo riporto integralmente, in quanto non è possibile inserire un link, non essendo più reperibili le pagine del vecchio sito dei Runners Bergamo, ma questa è tutta un'altra storia...
 




"Il suono struggente di una cornamusa"

*1 luglio 1916 ...*
Migliaia di soldati sono rannicchiati dentro le loro trincee pronti alla battaglia: un colpo di cannone fa iniziare quella che sarà una delle più cruenti battaglie della prima guerra mondiale. La battaglia della Somme.

Zona di guerra ... *1 luglio 2006 ...*
Giornata della memoria.
Oggi si commemora il novantesimo anniversario dell’inizio della battaglia della Somme.
Straordinario servizio d’ordine previsto dalla polizia francese: nei luoghi del ricordo sono attese numerose autorità tra le quali spicca il principe Carlo d’Inghilterra.
Straordinario servizio di collegamenti previsto dalla Mairie (Comune) di Albert. Avevamo tentato di visitare individualmente i luoghi, ma a parte qualche località molto decentrata, era impossibile raggiungere i luoghi più significativi delle commemorazioni.
Nostro malgrado, abbiamo quindi deciso di utilizzare il servizio posto in essere dall’Amministrazione comunale.

E qui la sorpresa.
Sul luogo di partenza una decina di autocorriere sono allineate ai bordi della piazza, un solerte addetto al servizio di informazioni non solo ci consegna materiale informativo, ma anche alcuni dolci ed acqua.
Si sale sulla prima autocorriera, e dopo una decina di minuti circa questa parte senza attendere che siano completamente esauriti i posti a sedere.
Giunti sul luogo della prima tappa, dove sono allineati anche qui una decina di pullman, il nostro si accoda e abbiamo la possibilità di visitare il luogo; così sarà per tutte le tappe.

*2 luglio 2006 ...*
Duecento atleti sono pronti sulla linea di partenza della maratona per correre 42 km: un colpo di pistola fa iniziare la gara!
Al tempo, la pistola fa “cilecca” per due volte.
Partenza rimandata di qualche secondo, io interpreto questo segno come un segno di pace!
Basta colpi di pistola, anche se utilizzati per far iniziare una gara di atletica, meglio uno squillo di tromba!
La giornata molto calda, tanto che il giorno prima era girata la voce che la maratona non si sarebbe disputata.
Prima della partenza il presidente del gruppo sportivo aveva raccomandato gli atleti di bere molto, di effettuare la gara con giudizio ed in caso di necessità
rivolgersi senza indugi al servizio medico. Incoraggiante discorso!
Si parte e, seguendo le indicazioni ricevute, complice anche un tratto iniziale in salita, prendo subito le posizioni di coda.
Il percorso si snoda su strade secondarie, alcune sterrate, prive di traffico, in mezzo a campi di grano ancora verde.
Tra il verde del grano spiccano grosse chiazze di rosso: sono i papaveri.
Anche novanta anni fa negli stessi campi, sulle stesse colline spiccavano sulla terra bruciata altre chiazze di rosso: era sangue!
Per questo motivo il papavero è stato preso come simbolo dei caduti inglesi.
Il ricordare questi avvenimenti, nonostante oggi sia una splendida giornata di sole, la rende non cupa, ma meno solare.

... percorso di pace!
Osservo altri atleti, moltissimi sono gli inglesi; dai loro sguardi, da loro comportamenti più misurati del solito credo che anche altri abbiano i miei stessi pensieri, forse sarà solo una mia impressione, forse ...
Si nota subito lungo il percorso l’innumerevole numero di cimiteri militari, alcuni hanno poche tombe, altri migliaia.
Tutti sono ordinati, semplici, raccolti ed il senso che essi ispirano un senso di tranquillità, di pace.
Ad un tratto inizio a sentire, in lontananza, il suono struggente di una cornamusa, suono che pian piano, mentre ci avviciniamo ad un collina, aumenta di volume.
Mi accorgo, ora, che proviene dalla sommità della collina dove, all’ombra di maestose piante, è posto un piccolo cimitero di soldati, per la maggior parte scozzesi.
Chi suona indossa la divisa di un reggimento scozzese; continuerà a suonare per tutto il giorno: sarà il suo modo di rendere omaggio ai caduti.
Quando passo accanto a questo cimitero, istintivamente, quasi senza pensare, mi tolgo per un attimo il cappello; noto che il suonatore, visto il gesto, mi fa un piccolo inchino: il suo gesto vale più di mille parole.
È vero, fa caldo, ma sarà per la leggera brezza che spira, sarà perché non penso minimamente alla gara (la mia mente è impegnata a immaginare come erano diversi i luoghi e le situazioni qui 90 anni fa!), sarà perché l’ultima maratona è stata corsa con un tempo decisamente più caldo, ma i chilometri passano “lievi” e quasi senza accorgermi raggiungo il memoriale delle truppe Canadesi, dove il giorno prima avevo visto essere posto il km 25.
Bene, inizia la mia gara!
Il tempo al km si abbassa decisamente; iniziano, nonostante il percorso sia abbastanza duro per via delle innumerevoli salite, i sorpassi, non solo per miei meriti ma anche perché molti atleti partiti con un passo troppo alto pagano oltremodo sia il caldo che la stanchezza.
Al trentesimo chilometro raggiungo un atleta, Gerard, che cerca di tenere il mio passo; bene, rallento di quel poco per farmi raggiungere. Dopo averlo superato, utilizzando il nostro inglese stentato, decidiamo di fare gara comune fino all’arrivo. Mi sarà molto utile per non farmi rallentare troppo in salita, mentre io gestisco il passo in pianura ed in discesa.
All’ultimo ristoro decide di non fermarsi e ... mi lascia, ma ormai siamo arrivati
Giungo all’arrivo di Albert in ottime condizioni in 3h 54’ 22”, ed in anticipo sul tempo di arrivo preventivato da Rossana (niente foto all’arrivo!).
Che dire della maratona? Ottima organizzazione, nonostante siano solo alla loro seconda esperienza, percorso suggestivo anche se un po’ troppo duro, pubblico non numeroso ma molto caloroso, come tradizione in terra di Francia.
Sento in conclusione di dover esprimere pubblicamente un grazie a Maurizio, italiano espatriato per amore, uno degli organizzatori della manifestazione ed alla sua famiglia.
Prima ha fatto da tramite con l’organizzazione; nei due giorni che sono stato con lui mi ha fatto sentire sempre e comunque a mio agio e soprattutto mi ha presentato e trattato come un “top” (un piccolo esempio: mi ha fatto riservare il pettorale nr 1000; non se ne abbiano a male Miki & co, era solo in quell’occasione).
Quello che Maurizio si augura è che nel 2007 siano presenti più italiani e se qualcuno dei nostri “top” decide di disputare questa maratona, credo che lo possa fare, anche con prospettive di vittoria.

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