martedì 6 maggio 2014

Ci può essere una maratona senza campioni...

ma non ci può essere una maratona senza valori! La ColleMar-athon ha scelto come motto “la maratona dei valori”. I valori a cui fa riferimento il motto si identificano, principalmente, in valori storici, nelle tradizioni culturali e gastronomiche delle Marche. Insomma la maratona diventa parte del territorio ed il territorio diventa parte della maratona. Ecco quindi il percorso non solo “sfiorare” monumenti, ma “entrarci” dentro. Suggestivo il passaggio all'interno del castello di Mondavio, non castello morto, ma vivo: ecco gli armigeri a guardia delle porte di accesso, la castellana che dispensa sorrisi a tutti i concorrenti, il capo delle guardie che controlla che tutto si svolga nel rispetto delle regole, i tamburini (...assenti quest'anno) che dettano il ritmo ai concorrenti.
Percorsi pochi chilometri eccoci a San Giorgio: qui prima di vedere si sente.
Prima la musica gioiosa e popolare, poi si vede il gruppo folcloristico qualche maratoneta, che non ha mire di vittoria, accenna qualche passo di danza con Vittoria! Più avanti il gruppo pensionati (?) APC offre gustose fragole... come non approfittarne? Passano i chilometri … siamo alla fine; passaggio nel centro di Fano tra palazzi ricchi di storia e su strade vecchie di anni (beh, qui la mia schiena si lamenta, le strade non sono certo piatte...), ma non importa, il porto è vicino, il traguardo è vicino! Anche quest'anno ho terminato la ColleMar-athon, “una corsa nella storia, nelle tradizioni culturali e gastronomiche delle Marche”!Fin qui possiamo dire che i valori a cui si fa riferimento sono valori “istituzionali”, ma la maratona può offrire altri valori? Certo che sì! Ci sono altri valori, che sono più personali, ma forse per questo, più forti.
Lo spunto per questa riflessione è dato dalla frase che ho riportato all'inizio “...maratona senza campioni, ma non senza valori”; è stata pronunciata durante la Messa celebrata il giorno prima della gara, cosa abbastanza inusuale. Generalmente i partecipanti alle manifestazioni cercano solo il “pasta party”. Messa celebrata da un sacerdote maratoneta, fatto ancora più inusuale.
Durante la corsa quella frase mi è tornata in mente e ho capito quanto fosse vera. Innanzi tutto è difficile definire il termine “campione”. Ma come?, direte voi, è campione chi vince molte gare, chi corre più veloce di tutti, chi lascia dietro di sé tutti gli altri. Ok, questo potrebbe essere vero, ed nella quasi totalità dei casi è così, ma... cronache recenti hanno dimostrato che alcuni di questi “campioni” erano “campioni senza valore”, in quanto per essere ai vertici baravano, tradendo non solo i loro tifosi, ma se stessi in prima persona. Per restare alla ColleMar-athon per me campione è Luca Panichi, che ha disputato anche quest'anno la maratona in carrozzina, e non con una super sofisticata creata apposta per le gare, ma con quella che utilizza tutti i giorni. La normalità rende Luca campione.
Correndo da molti ho scoperto che molti sono i valori che accomunano i maratoneti. Per brevità ne cito solo alcuni, i primi che mi vengono in mente.
La solidarietà. Correre per molte ore fa sì che non si vedono più gli altri partecipanti come avversari, ma come compagni della stessa avventura (eh, sì, per me correre una maratona è sempre un'avventura). Capita alcune volte che questi possano essere in difficoltà. Basta poco per essere solidali: una parola, un incitamento o magari una bustina di miele, come è successo l'altro giorno, per far passare la crisi.
L' amicizia. In molti casi da semplici compagni di viaggio, per un breve tratto, gli avversari si trasformano in amici. Alla partenza di ogni nuova avventura (leggasi maratona) ci si cerca, ci si scambia qualche parola, non importa la tua idea politica, non importa se sei del nord o del sud: tutto passa in secondo piano. Lo scorso anno era presente Pasquale, a cui mi accomuna lo stesso parrucchiere (?). Lui del sud ed io del nord: corremmo tutta la maratona assieme (vedi). Quest'anno era assente in quanto gli è morta la mamma. A lui, ma soprattutto alla mamma ho pensato durante la corsa...
Da ultimo cito il valore sportivo, quello che ti fa combattere, non contro gli avversari, ma contro, o meglio, per te stesso. Quello che non ti fa trovare scorciatoie (in tutti i sensi), quello che fa trovare dentro di te la forza di tagliare il traguardo... senza tagliare il percorso. Potrai ingannare gli altri, ma non potrai ingannare te stesso!
Valori che come avete visto si tramutano spesso in piccoli gesti, ma mi piace pensare che sono i piccoli gesti che rendono grandi le persone.

Come ultima annotazione vorrei segnalare la simpatica “diversità” delle spugne presenti nei punti dei vari spugnaggi. Le spugne erano di vari colori e di varie forme: a forma di cuore, di fiore, ma quella più simpatica era a forma di mucca. Insomma non le solite spugne che si trovano nelle altre maratone.

Uhmmm, dimenticavo: negli ultimi due spugnaggi della MilanoCityMarathon, al mio passaggio, non vi erano più spugne!








ColleMar-athon, alcuni scatti degli scorsi anni
 
 
© Foto Fausto Dellapiana 2007/2008/2014

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