venerdì 25 aprile 2014

25 aprile sui Colli di Bergamo: cammino e ricordo

Il 25 aprile, festa della Liberazione, è una di quelle date che vanno ricordate. Anche quest'anno abbiamo deciso, io e Rossana, di abbinare il ricordo con la nostra passione per il cammino. Lo scorso anno fu la Valle Seriana, valle dove operava la 53a brigata Garibaldi, la meta del nostro cammino nel ricordo. Quest'anno siamo rimasti vicino a casa: la nostra scelta è caduta sui colli di Bergamo. Qui vi è un monumento al Partigiano che ricorda l'azione alla Villa Masnada e le vittime del combattimento avvenuto il 26 settembre del 1944, meglio conosciuto come strage di Petosino. I gruppi partigiani operanti nella zona facevano parte della brigata Fiamme Verdi “Valbrembo” di ispirazione cattolica.

Monumento ai Partigiani
Oggi lungo i sentieri abbiamo incontrato molte persone in bici od a piedi che percorrevano allegramente sentieri; il nostro pensiero è andata indietro nel tempo e ci siamo immaginati gli stessi sentieri percorsi da persone che cercavano in quei boschi di sfuggire alla loro triste sorte. Molti di essi non videro l'uscita dal bosco... a loro ricordo è stato eretto un monumento, che oggi è stata la meta del nostro cammino per ricordare.

Riporto qui in breve il resoconto dell'azione (parti estratte da La Resistenza in Valle Brembana – Ferrari Editrice – Bottani, Giupponi, Riceputi – 1994), in quanto non ho trovato nessun sito che la riportasse.

I partigiani avevano sempre più bisogno di armi, in quanto salvo le armi procurate con il prelievo dalla caserma dei Carabinieri di Villa d’Almé, il recupero era affidato praticamente alla possibilità di incontrare militari perlomeno isolati. Solo in seguito gli Americani si accordarono con la Resistenza per paracadutare alcuni aiuti. Si pensò allora di mettere a segno un colpo grosso. La scelta cadde sulla Villa Masnada di Curdomo (oggi Mozzo). Alla Villa Masnada, in località Crocette di Mozzo, alloggiava da alcuni mesi un distaccamento di genieri tedeschi che avevano compiti di guardia alle Officine Caproni di Ponte San Pietro. Il gruppo, recatosi quotidianamente al lavoro, lasciava alla villa due sentinelle, due autisti italiani. Il piano prevedeva che una squadra si sarebbe appostata prima dell’alba; due partigiani travestiti da ufficiale tedesco e relativo interprete, dopo l’uscita dei genieri, si sarebbero fatti aprire dalle sentinelle. Nel frattempo sarebbero accorsi gli altri per immobilizzare le sentinelle. Caricati i due camion con il materiale trovato nei locali, la squadra si sarebbe allontanata in direzione Valle Brembana. L’azione era stata fissata per il 27, sennonché il 25 il Comandante “Dami” ed il maggiore Leardini “Sandro”, furono informati che i tedeschi avrebbero abbandonato la villa. La pattuglia, costituita da 24 uomini, era formata dalle squadre di Tito Spini, Albino Locatelli e Rino Bonalumi (le squadre di Malipero e Mazzola non vi avrebbero preso parte per un dissenso che non riguardava solo l’operazione di villa Masnada ma il progressivo differenziarsi delle connotazioni politiche all’interno delle forze partigiane). Calata la sera le squadre si portarono nei pressi della villa e si disposero verso mezzanotte secondo i piani. Il segnale convenuto da parte di un autista complice non arrivò e verso le otto del mattino, visto che nessuno usciva, si decise di procedere ugualmente all’assalto. Immobilizzati i pochi presenti non trovarono i camion e si caricarono di quanto più materiale possibile, armi, munizioni, radio, vestiti, oggetti personali dei tedeschi e presero la fuga. Nel frattempo era scattato l’allarme. Visto il rischio di venire accerchiati, “Sandro” decise di puntare verso il Colle di Sombreno e arrivarono, stremati ed affamati, verso mezzogiorno. Spedì tre uomini, i fratelli Gianni e Carlo Mazzola e Francesco Roncelli, verso Bruntino per cercare soccorsi da Malipiero. I tre, appena arrivati ai piedi del colle, riconosciuti perché avevano con sé oggetti della villa, vennero portati a Petosino e subito fucilati; in quello stesso luogo il giorno dopo venne pure fucilato Giuseppe Piazzalunga, un civile che aveva manifestato agli uomini di Resmini il proprio disappunto.
Nel frattempo gli uomini delle SS e della Brigata Nera avevano iniziato a salire verso la sommità del colle, stringendo l’accerchiamento attorno ai partigiani. “Sandro” diede l’ordine di disperdersi gridando "Si salvi chi può". Cinque partigiani caddero in combattimento: Virgilio Buonademi, Mario Capelli, Antonio Milesi, Giuseppe Signori e Luciano Tironi. Il capo-squadra Albino Locatelli, catturato, verrà eliminato in seguito. Il più accanito nel criticare l’operato fu Malipiero, ma altri evidenzieranno la correttezza del Comando mettendo in risalto la componente di imprevisti.”

Pannello "L'azione di Villa Masnada"

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