domenica 20 ottobre 2013

Ho scalato il fiume Adda

«Ha detto sei miglia, colui, - pensava: - se andando fuor di strada, dovessero anche diventar otto o dieci, le gambe che hanno fatte l'altre, faranno anche queste. Verso Milano non vo di certo; dunque vo verso l'Adda. Cammina, cammina, o presto o tardi ci arriverò. L'Adda ha buona voce; e, quando le sarò vicino, non ho più bisogno di chi me l'insegni. Se qualche barca c'è, da poter passare, passo subito, altrimenti mi fermerò fino alla mattina, in un campo, sur una pianta, come le passere: meglio sur una pianta, che in prigione».
Quale introduzione migliore potevo scegliere per il post di oggi se non le parole di Renzo nei momenti precedenti la fuga da Milano a Bergamo: il fiume Adda era il confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica Veneta allora, il riferimento principale di una corsa non competitiva oggi. La gara in questione è la “Strasuisio”, giunta all’ottave edizione, con partenza ed arrivo a ... Suisio!
Sir Marathon & Il Segretario
La gara si svolgeva per la massima parte lungo la sponda bergamasca del Fiume Adda, in particolare lungo i sentieri sterrati cha congiungono Calusco d’Adda a Capriate.
In queste settimane nelle nostre passeggiate abbiamo più volte camminato lungo le sponde della parte milanese, dove il tracciato è completamente diverso. Largo, ben agibile, ma soprattutto pianeggiante, quello milanese; stretto, sterrato e con continui saliscendi con pendenze, a volte molto impegnative, quello bergamasco. Il primo tratto, quello nel comune di Calusco ha fatto riaffiorare alle mente non solo antichi percorsi (qui si correva e credo si corra ancora la “Caluschese”), ma anche il ricordo di vecchi amici, molti dei quali ora fermi per acciacchi vari o per ... età, ma soprattutto è riaffiorato nella mia mente il ricordo di Emilio, che non solo mi ha sempre preceduto nelle maratone a cui abbiamo partecipato, ma anche nella maratona della Vita. Stavo correndo da solo, ma per alcuni attimi i ricordi mi hanno fatto compagnia ed i quei momenti mi è sembrato di non essere più solo, di avere accanto a me una persona. Ciao, Emilio. Bando ai pensieri malinconici.
Come scrivevo nelle righe precedenti, i percorsi sulle due sponde sono completamente diversi e tra le varie differenze si può annotare quella che sulla sponda milanese il fiume è sempre a “portata di vista”, mentre sulla sponda bergamasca è sempre a “portata d’orecchio”, in quanto in molti tratti il fiume non è visibile. Oggi, a differenza di Renzo, la “buona voce” del fiume Adda non serviva per trovare la strada. Il percorso era ottimamente segnato e non c’era il rischio di sbagliare (frecce rosse indicavano la direzione; righe bianche sbarravano ai bivi le strade da non prendere e segnavia bianchi e rossi rendevano sicura la direzione che si era intrapresa). Vorrei solo segnalare che le indicazioni delle distanze percorse erano quasi tutte errate... o forse la pioggia caduta ha accorciato o allungato alcuni tratti del percorso! In alcuni tratti però la “voce” si faceva sentire ed, unitamente ai canti degli uccelli acquatici che nuotavano pacifici nel fiume, è stata una piacevole colonna sonora che ha reso meno solitaria la mia corsa (oggi ho notato che rispetto allo scorso anno i partecipanti erano in numero inferiore).
Ritornando al titolo del post, nel quale facevo riferimento alla scalata di un fiume, mi rendo conto che si scalano le montagne, i fiumi al massimo si possono risalire, ma intendevo dire, con un po’... o meglio con molta fantasia, che i continui saliscendi del percorso hanno fatto sì che alla fine della gara il dislivello sia stato impegnativo ed importante come quello di una gara corsa in montagna. In questo senso credo di poter essere perdonato per l’uso improprio del termine “scalare un fiume”. 
Faccio anche un’altra annotazione segnalando che il percorso è molto simile al tragitto del “Cammino del Nord” (saliscendi continui) che da Irun porta a Santiago de Compostela costeggiando l’Oceano, per cui vuoi vedere che è un ottimo percorso di allenamento per quel pellegrinaggio? 
Che tempo c’era? Ecco, questa è una bella domanda che, partendo da un dato di fatto (la temperatura è oggettiva), può avere più risposte soggettive. Secondo Gregorio, caldo torrido, per cui eccolo in canottiera; secondo me, freddo quasi pungente, per cui indossavo uno scalda collo, un berrettino in pile ed una maglia termica, che, anche se non sembra, è “griffata” Runners Bergamo!      
 
Un suggestivo passaggio... in piano!
 © Foto Fausto Dellapiana 2013

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