domenica 29 settembre 2013

La mezza Maratona di Bergamo ha sfondato!

Oggi si è corsa la prima edizione della “Bergamo Half Marathon”, per dirla con la nostra lingua: la “Mezza maratona di Bergamo” (non ho mai capito perché ci facciamo prendere la mano dagli inglesismi; sembra quasi che inserire un riferimento “estero” renda migliora la manifestazione). Per la verità si erano già disputate gare sulla stessa distanza, ma questa è la prima di un nuovo corso, non tanto per il percorso completamente nuovo, ma per la nuova organizzazione. Avevo già in mente i titoli del post, sia in previsione di esito negativo, che in previsione di esito positivo (secondo una mia valutazione). Avendo ricevuto una buona impressione generale della gara, il titolo avrebbe dovuto essere: “Mezza di Bergamo: buona la prima”. Ho cambiato il titolo del post (beh, questo lo avete visto) e, se avrete la pazienza di leggerlo fino in fondo, capirete anche il perché.
Prima di spiegare i motivi per cui ritengo buona la riuscita della prova bergamasca, alcuni piccoli flash.
Oggi Alfonso non è impegnato ad organizzare la sua Maratonina, perciò può correre. Ne approfitto per scambiare due chiacchiere e fare una foto a cui si aggiungono anche il figlio e Mario, vecchi compagni della mia vecchia (?) società.
Mentre sono in attesa del bus che ci porterà alla partenza, si materializzano tre maglie verdi: sono gli amici bresciani della società omonima dei Runners Bergamo in terra Bresciana (la società più numerosa). Posso forse lasciarmi sca’pp’are l’occasione di sca’tt’are una foto? Certo che no! Clic. (In corsa incontro altre atlete del BresciaMarathon. Beh, qui niente foto... sono troppo veloci!).

Atleti BresciaMarathon...
in traseferta
Una delle prime persone che incontro alla partenza è Roberto Brighenti, speaker ufficiale della manifestazione. Per me non è una sorpresa vederlo qui: mi aveva già comunicato nel mese di maggio che era stato contattato per svolgere questo ruolo. Averlo qui è, per la manifestazione, già un motivo positivo in quanto la sua presenza e una “garanzia” della buona organizzazione della gara, insomma la sua presenza vale come una certificazione ISO!
Veniamo ora alla gara. Balza subito all’evidenza che chi ha scelto il tracciato di gara l’ha fatto per valorizzare Bergamo. Il tracciato si snoda, nella prima parte, in Città Alta, la parte più bella, o almeno una delle parti più belle di Bergamo. La salita e il fondo non omogeneo e reso viscido dalla pioggia caduta abbondante fin dalle prime luci non rendono il tracciato veloce, ma correre in Via Gombito, passare in Piazza Vecchia, scendere verso Bergamo bassa correndo lungo le Mura Venete compensano ampiamente i disagi a cui ho accennato prima.
Uno dei motivi per cui molti non venivamo più a correre a Bergamo era la chiusura delle strade al traffico cittadino, o meglio la “non” chiusura delle strade. Si correva, in molti tratti, in mezzo al traffico.
Roberto Brighenti in azione
Oggi la chiusura è stata perfetta (beh, un paio di auto hanno eluso la sorveglianza in via Palma il Vecchio). Gli incroci più importanti erano presidiati da vigili Urbani. Voglio solo ricordare un aneddoto personale. Nella prima edizione della Maratona di Bergamo, si passava come oggi, all’incrocio di Via Suardi, presso la caserma Motelungo. In quell’occasione un solerte vigile mi intimava di fermarmi per far passare le auto... naturalmente non mi fermai, si era al 40° chilometro della Maratona. Ora nella stessa situazione un vigile ha rimproverato un automobilista che voleva passare mentre stavamo sopraggiungendo.
Io & PeaceMaker
A fine gara saranno 1072 (di cui ben 161 Runners Bergamo) gli atleti che hanno tagliato il traguardo nella mezza, a cui si devono aggiungere gli atleti che hanno partecipato alle staffette. Superare i mille atleti, alla prima edizione, è un buon risultato.
Tutto bene, dunque? Essendo la prima edizione qualche piccola manchevolezza c’è stata. Un po’ di confusione nella consegna delle borse, ma soprattutto molta più confusione al ritiro. Confusione resa ancor maggiore dal fatto che molte borse (quelle del pacco gara), al cui interno molti atleti avevano inserito la loro, nella confusione della consegna avevano perso il numero. Immaginatevi gli atleti che cercano la loro!
Veniamo alla borsa del pacco gara. Qui ho qualcosa da ridire. La maggior parte delle borse non aveva la parte rigida che generalmente si mette sul fondo e che rende la borsa fruibile e non la rende un “sacco” in cui non è certo possibile inserire scarpe o quant’altro. Che dire? Leggerezza, errore, risparmio... certo non si è fatta una bella figura.
Leggendo queste ultime righe avrete certamente capito che il termine sfondato(a) si può certo riferire al pacco gara!      

Tre Rossi & un Blu!


© Foto Fausto Dellapiana 2013

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