sabato 8 dicembre 2012

Partito per il suo ultimo cammino con animo sereno

Logo cure PalliativeSono passati 10 anni. Era il 5 dicembre del 2002, quando mio padre è partito dall’Hospice per la sua ultima camminata, più o meno alla stessa ora in cui io, Rossana ed un gruppo di amici ci incamminavamo, oggi, per la non competitiva denominata “Bergamo ha un cuore grande”.
In questo post non voglio parlare di percorso, ristori, tempi o di premi di partecipazione (argomenti che di solito accompagnano le gare) ma voglio offrire uno spunto di riflessione sull’importanza delle “cure palliative”, con la speranza che nessuno dei lettori vi debba fare ricorso.
gruppo
Pasquale, o meglio “Lino” (questo era il nome con cui era più conosciuto) ha intrapreso il suo cammino dopo essere stato ospite... dell’Hospice, ma lo ha fatto non solo senza le sofferenze fisiche che accompagnano, generalmente, un malato terminale ma con animo sereno, e questo è certamente merito non solo dei medici, ma di tutto il personale impegnato nella struttura. Personale che sceglieva volontariamente di lavorare all’Hospice (almeno allora era così) e che sapeva mettere in campo, oltre alla professionalità, anche un valore che non trova una voce corrispettiva in busta paga: l’umanità.
Il desiderio di mio padre era di partire, per l’ultimo viaggio, da casa sua, ma questo non era stato possibile, ma sono convinto che, in un certo senso lo abbia fatto.
Gli ultimi giorni li ha trascorsi in una “famiglia allargata” dove in un sol colpo aveva acquisito fratelli e figli, che lo hanno “coccolato” e “capito” e, cosa più importante, lo hanno sempre trattato come se fosse l’unico “ospite”  (naturalmente la stessa sorte era riservata a tutti!), uno di casa, insomma!

Per capire bene cosa “offrono” le cure palliative prendo le parole dell’articolo “Sosteniamo le cure palliative a casa” (Verso sera nr. 41).
“... le cure palliative cercano di offrire loro (i malati terminali ndr) una qualità di vita migliore, ancora emozionante, capace di suscitare lampi di stupore e meraviglia. Potenza dei gesti semplici, come una parola, una carezza, un incontro; oppure una foto ricordo, un disco, un piatto preferito.
Come vedete offrire piccole cose, ma di una vita normale...
Dalla prima pagina della già citata pubblicazione, si legge tra l’altro, nell’articolo a firma di Arnaldo Minetti: “Ogni anno nella bergamasca quasi quattromilacinquecento persone attraversano la fase avanzata e terminale della malattia e, finalmente, in larga maggioranza possono ora usufruire di una rete di cura e assistenza articolata in ambulatori, day-hospital, assistenza domiciliare integrata, ospedalizzazione domiciliare di Cure Palliative, degenza Hospice”. 
Nella frase ci sono due notizie: quella dell’alto numero di soggetti colpiti (notizia brutta) e quella dell’estensione della rete di “protezione” (notizia buona).
Quello che mi auguro che la notizia buona non venga fortemente ridimensionata dai tagli che colpiscono la nostra sanità.

Come avete potuto capire, esiste un filo che mi lega a questa struttura; ecco perché cerco di essere sempre presente a questa camminata, che suscita sempre in me un piccolo momento di commozione.


Per chi volesse approfondire l’argomento sulle cure palliative, conoscere la storia dell’associazione, le iniziative, trovare articoli e conoscere le proposte: cliccare qui!



© foto Fausto Dellapiana 2012

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